Mattioli





Considerato il "padre" della botanica italiana, Mattioli si laureò in Medicina all'Università di Padova ed esercitò la professione, che già era stata del padre, in varie città d'Italia, tra cui Siena, Perugia, Trento.
 Nel 1536 si recò a Napoli al seguito del cardinale Clesio, vescovo principe di Trento.
 Nel 1540 si stabilì a Gorizia e qui pubblicò la sua opera più famosa, il Discorso sopra i cinque libri di Dioscoride, edita nel 1544. Nello stesso anno fu chiamato come medico alla corte del principe Ferdinando di Praga e nel 1564 divenne medico dell'Imperatore Massimiliano II.
 Morì di peste a Trento nel 1577 e qui venne sepolto all'interno della cattedrale.

MATTHIOLI [MATTIOLI], Petrus
Andreas [Pier Andrea Gregorio]

Del modo di distillare le acque da tutte le piante, Et come vi si possino conservare i loro veri odori et sapori / Petrus Andreas [Pier Andrea Gregorio] Matthioli [Mattioli]

Venetia [Venezia] : nella Bottega delli Heredi di Vincenzo Valgrisi, 1573
index, 971 p. : ill. xilografie n.t. ; in folio

Commentarii secundo aucti in libros sex pedacii Dioscoridis Anazarbei...
 Botanica Medica

Del modo di distillare le acque da tutte le piante, ...
 Botanica Medica

I discorsi di M. Pietro Andrea Matthioli ne' i sei libri della materia medicinale
 Botanica Medica
 

 I discorsi....nei sei libri di Pedacio Dioscoride Anazarbeo...
 Botanica Medica

 Petri Andreae Matthioli Opera, quae exstant omnia;...
 Botanica Medica
 

 Istituto e Museo di
Storia della Scienza
 Regione
Toscana
 

I luoghi della Scienza in Toscana - Percorsi tematici
 

Chimica

1 - Gli albori
 

A partire dal XVI secolo in Toscana si possono rintracciare osservazioni chimiche in testi di pratica medica, botanica, alchimia e filosofia; in lavori di farmacopea, mineralogia e nelle pratiche artigianali.
 

Forno con apparecchiature per la distillazione, da Pier Andrea Mattioli, Opera quae extant omnia, 1626
 
 

Accanto ai Ricettari che contengono le procedure per la realizzazione di medicamenti, si registra una notevole diffusione dei Libri de' Secreti che riportano le indicazioni tecniche per la preparazione di sostanze e coloranti utilizzati nelle botteghe di orafi e artigiani.
 

Ricettario Fiorentino di nuovo illustrato, 1696 Forno con apparecchiature per la distillazione, da Pier Andrea Mattioli, Opera quae extant omnia, 1626 G. Falloppia, Secreti diversi et miracolosi, 1597
 
 

La Pirotechnia del senese Vannoccio Biringuccio è il primo resoconto a stampa delle arti che adoperano il fuoco come strumento di lavorazione primario.Nel suo celebre volume Biringuccio descrive le tecniche di lavorazione dei metalli e dei minerali, le operazioni di assaggio dell'oro e dell'argento, la forgiatura, la distillazione, la costruzione di specchi, di ceramiche e alcune operazioni alchemiche.
 

Distillazione di alcool, da Vannoccio Biringuccio, De la Pirotechnia, 1540 Del saggiare e disporre la miniera dei metalli alle fusioni, da Vannoccio Biringuccio, De la Pirotechnia, 1540
 
 

--------------------------------------------------------------------------------

[Successivo | Indice percorso | Inizio]

--------------------------------------------------------------------------------
 

Per commenti e suggerimenti:
Marco Berni: marco@galileo.imss.firenze.it
 Istituto e Museo di
Storia della Scienza
 Regione
Toscana
 

I luoghi della Scienza in Toscana - Biografie

Vannoccio Biringuccio
 
 
 

Siena 1480 - 1539?

 Studioso e meccanico, viaggiò in Italia e in Germania, esercitando l'arte di fonditore e di tecnico minerario. Nel 1529 fu al servizio della repubblica di Firenze, per la quale fuse il famoso cannone Liofante, e successivamente si recò a Roma, quale maestro della fonderia apostolica e dell'artiglieria papale. Nella Pirotechnia per la prima volta Biringuccio fornisce una dettagliata descrizione delle principali operazioni di chimica metallurgica: dalla lavorazione dei metalli e dei minerali, alle operazioni di assaggio dell'oro e dell'argento, dalla forgiatura, alla distillazione e alla costruzione di specchi e ceramiche.
 

--------------------------------------------------------------------------------

[ Indietro | Indice dei personaggi | Inizio ]

--------------------------------------------------------------------------------

Per commenti e suggerimenti:
Marco Berni: marco@galileo.imss.firenze.it
 
 

Newsletter n. 3 del 25 marzo 2000
 

--------------------------------------------------------------------------------

L'esposizione internazionale verrà
inaugurata il 20 aprile alla Narodni Galerie
LA STORIA DI SIENA IN MOSTRA A PRAGA

Il 20 aprile 2000 verrà inaugurata a Praga, presso la Narodni Galerie, un'esposizione internazionale il cui tema riguarda i rapporti secolari intercorsi tra la Boemia e l'antico Stato Senese in età medioevale e moderna. Dal titolo suggestivo - "Siena in Praga" - la mostra vuole sottolineare l'importanza dei legami tra i due paesi. Legami culturali soprattutto, perché fu proprio l'imperatore Carlo IV a riconoscere per primo alla città toscana lo "status" di città universitaria, come documenta la bella pergamena, con relativo sigillo, che sarà esposta a Praga. Da questa città infatti, e dalla regione circostante, provenivano molti di quegli scolari della "Nazione tedesca" che soggiornarono a lungo a Siena per motivi di studio, come ci testimoniano codici e diari di viaggio. Proprio per questo motivo, lo stretto legame tra la presenza boema e la crescita dell'Ateneo senese documentato dalle testimonianze esposte, l'Università degli Studi di Siena si è fatta promotrice dell'iniziativa con la Galleria Nazionale Ceca e l'Archivio Centrale di Stato di Praga. Del resto, la mostra "Codici e Mappe dell'Archivio di Stato di Praga. Il tesoro dei Granduchi di Toscana", tenutasi a Siena nei gg. 17 marzo-5 aprile 1997 durante la VII Settimana Nazionale della Cultura Scientifica ad opera dell'Università di Siena, aveva riscosso un successo tale da spingere l'Università ad incoraggiare i docenti nella loro ricerca, sottoscrivendo prima un accordo di collaborazione culturale tra l'Università di Siena e lo Statnì Ustrednì Archiv v. Praze firmato a Praga il 25 novembre 1997 e poi una Convenzione con l'Azienda di Alberese per uno studio del territorio maremmano sui documenti dell'archivio praghese. Attualmente nel nostro ateneo esiste un più vasto gruppo di docenti impegnati in varie ricerche documentate in parte nel catalogo della mostra.
La mostra, aperta dal 20 aprile al 16 luglio 2000, consentirà ai visitatori di conoscere alcuni dei passi più importanti nel cammino comune percorso nel passato. Seguendo quest'ottica verranno esposte alcune opere delle collezioni italiane della Narodni Galerie, fiancheggiate da alcune tavole di scuola senese inviate dalla Pinacoteca di Siena, tra i quali Pietro Lorenzetti, Niccolò di Buonaccorso, Taddeo di Bartolo e Andrea di Bartolo. Sono stati studiati anche alcuni grandi personaggi. Tra questi, Enea Silvio Piccolomini, che prima di salire al soglio pontificio col nome di Pio II, visse in Boemia come Nunzio apostolico e fu autore di una "Historia Boema", poco conosciuta a Siena, ma assai nota a Praga, dove è ancor vivo il ricordo di lui. Grande spazio viene dato anche alla figura del senese Ottavio Piccolomini d'Aragona, grande condottiero dell'esercito imperiale, insignito del feudo di Nachod e firmatario in rappresentanza dell'imperatore della pace di Westfalia, con la quale si pose termine alla guerra dei Trent'anni: vengono esposti ritratti e manoscritti, arredi personali, parte dei quali forse provenienti da Siena e ora presenti nel castello di Nachod. In una sezione dell'esposizione verrà valorizzata l'opera di Pier Andrea Mattioli, erborista e medico della famiglia imperiale, che passò molti anni a Praga dove sono presenti molti esemplari dei suoi Erbari. Per quanto riguarda i documenti toscani contenuti nell'Archivio Centrale di Stato a Praga, nel fondo degli Asburgo Lorena di Toscana, sarà possibile ammirare molte mappe e disegni raffiguranti la città di Siena, e in particolare la fortezza medicea, oltre a tutto il territorio del contado in età moderna, con riferimenti anche alla Maremma, dove i Granduchi di Toscana mantennero il possesso delle fattorie di Badiola ed Alberese fino alla prima guerra mondiale. La mostra, in collaborazione con l'Istituto Italiano di Cultura e con l'Ambasciata di Praga, dovrebbe arrivare a Siena in un prossimo futuro, grazie all'interessamento del nostro Ateneo, del Comune di Siena e del Monte dei Paschi di Siena.
                                                                                                                                                                                                                                                                 Lucia Conenna
                                                                         docente di Storia economica

.



 
 
 
 

Mattioli, Pietro Andrea
1500-1577
[Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis. . .de materia medica. Latin]

Petri Andrea Matthioli. . .Commentarii in sex libros Pedacci Dioscordis Anazarbei De medica materia: iam denuo ab ipso autore recogniti, et locis plus mille aucti: adiectis magnis, ac nouis plantarum, ac animalium iconibus supra priores editiones longe pluribus, ad uiuum delineatis: accesserunt quoque ad margines Graeci contextus quam plurimi ex antiquissimis codicibus desumpti, qui Dioscorideis ipsius deprauatum lectionem restituunt: cum locupletissimis indicibus tum ad rem herbariam, tum medicamentariam pertinentibus. . .

Venetiis: Ex Officina Valgrisiana, 1565. Woodcuts by Giorgio Librale and Wolfgang Meyerpeck. First enlarged ed.--Cf. Hunt 94. Colophon: Venetiis apud Vincentium Valgrisium. M. D. LXV. References: Pritzel (2nd) 5985; Hunt 94; Johnston, S. H. Cleveland coll. 93. Includes index.

Mattioli was one of the most famous herbalists of the 16th century and was responsible for incorporating many New World plants into botanical knowledge. The vivid woodcuts by Wolfgang Meyerspeck or Giorgio Liberale are impressive even by today's standards. Mattioli studied in Venice and Padua, becoming a doctor like his father. He was recognized by the court for his learned writings, and in 1555, after the publication of his book, he was called to be the personal physician to the Archduke Maximilian in Prague. His commentary on Dioscorides' works was first printed in 1544 without illustrations. This 1565 edition is the most complete and the one most valued for its comprehensiveness. Mattioli wrote several other botanical and medical works, but this is considered his most important.

Subjects: Botany; Medicine; Medicinal plants.

PAT-136
 
 

--------------------------------------------------------------------------------
Next Title
Previous Title
Author Listing
Title Listing
Home Page



The Contrada
of VALDIMONTONE

THE HISTORY

The Contrada of Valdimontone is commonly called Montone. The name derives, according to some sources, from "Montorio", a legendary Roman centurion who laid siege to Senius and Aschius, nephews of Romulus and founders of Siena; according to others it derives from Montone Piccolomini, who built a small fortress in this area.

Porta Romana, formerly Porta Nuova, was designed by Agostino di Angelo di Ventura. The fresco which embellished it, depicting the Coronation of the Virgin, was begun by Taddeo di Bartolo, continued by Sassetta and completed in 1459 by Sano di Pietro.

The contrada members in the past used to gather in the Church of Saint

Leonard, frescoed in 1824 by Vincenzo Dei.

Some sacred cloths, the work of Dionisio Montorselli (18th Century), which were once found in the Collegio Tolomei, are now on display in the church; in the lunette above the main entrance there is a painting by Vittorio Giunti from 1938. The contrada currently uses the Church of the Most Holy Trinity as the contrada church, located along the left side of the Basilica dei Servi.

The museum complex, some of which is currently undergoing restoration, was designed by the architect Giovanni Michelucci. The botanist Pier Andrea Mattioli was born in this contrada.

Since 1835 the jockey from Valdimontone has worn a pink jacket during the Palio so as to differentiate between the colors of this contrada and those of Chiocciola.
 
 

--------------------------------------------------------------------------------

The last won Palio
The Contrade
The Palio
 



 

Le Rubriche
L'ARTE & IL SAPERE

Il Giardino di Oropa adotta un antico libro di botanica
 

28 ago 2000

Biella - Le vie della cultura, e della cura di preziosi beni che abbiamo ricevuto in eredità dai secoli passati, passano anche attraverso la "adozione" d'antichi e rari volumi.

Davvero interessante, in questo senso, si rivela un'iniziativa promossa dalla Biblioteca Civica di Biella e dall'Associazione Amici della Biblioteca: recuperare alcuni libri conservati entro le sue mura affidando il reperimento dei fondi necessari alla popolazione, agli Enti e ai privati. L'elenco dei libri "in attesa d'adozione", piuttosto lungo, comprende anche una pregevole edizione dei cinquecenteschi "Discorsi di M. Pietro Andrea Mattioli". Appartenuta ad un farmacista di Vigliano Biellese alla fine del 1800, necessita di un intervento di restauro che prevede la ripulitura delle pagine rovinate dalle abrasioni e alcune altre operazioni da eseguire sulla copertina in pelle verde.

Proprio quest'opera ha destato in modo particolare l'interesse del Giardino Botanico di Oropa, gestito dalla locale Sezione WWF per incarico del Comune di Biella. Quali le motivazioni di questa scelta? Spiega Fabrizio Bottelli, della direzione del Giardino: «L'opera di Mattioli è ben quotata sul mercato dell'antiquariato, ma ben prima che al suo "peso" economico occorre guardare al suo valore culturale». Il quale, come vedremo, è d'assoluto rilievo.

Le principali tappe storiche della botanica
Così come tutte le altre discipline, anche le scienze botaniche hanno una loro storia che testimonia le fasi che ne hanno scandito l'evoluzione. Questo percorso affonda la propria origine in un tempo remoto ed è variamente articolato, perché riflette i vari ambiti scientifici in cui la Botanica è andata diversificandosi. Esiste tuttavia una matrice comune, dice ancora Bottelli, «che si pone come elemento mandamentale: il riconoscimento dei vegetali. E' attraverso questa esigenza - riconoscere erbe, fiori e frutti utilizzabili nell'economia di una popolazione è cosa indispensabile - che prende avvio l'interesse per questa scienza». Bisogna notare, in ogni caso, che la diffusione della "cultura botanica" è stata condizionata soprattutto dallo stretto legame che ha unito lo studio delle proprietà medicinali delle piante alla loro applicazione nella cura delle malattie.

Fino alla fine del XV secolo, l'unico mezzo che consentiva di diffondere tali nozioni era rappresentato dalla trascrizione dei testi esistenti. Gli amanuensi, al lavoro soprattutto nei centri monastici, furono i soli a custodire e tramandare questa cultura in Occidente. Con l'invenzione della stampa s'interrompe la tradizione dei ricopiatori, ma non quella degli illustratori, che a lungo continueranno a svolgere un ruolo importante nelle edizioni dei testi botanici.
Per la divulgazione dei primi "erbari figurati" è stata poi fondamentale la tecnica xilografica, che come matrice per la stampa utilizzava l'incisione su supporto ligneo, più tardi (soltanto nel XVII secolo) sostituito da una lastra di metallo.

Un gran volume dal lunghissimo titolo
Una delle opere cinquecentesche più conosciute e divulgate (ne furono tirate più di 50 edizioni!) è "Di Pedacio Dioscoride Anazarbeo libri cinque della istoria et materia medicinale...". Nel Cinquecento, si sa, non si badava troppo alla sinteticità dei titoli dati alle stampe... ma nelle pagine che seguono siffatta lunga tiritera esplicativa si trovano proprio quelli che comunemente sono noti come i "Discorsi" o i "Commentarii" di Pier Andrea Mattioli.

Già il titolo originale rende palese il collegamento fra il monumentale lavoro di Mattioli e il "De materia medica" di Dioscoride, nato in Asia Minore e - al tempo di Claudio e Nerone - famoso medico militare al seguito delle truppe romane. Probabilmente ben conosciuto dal contemporaneo Plinio, a sua volta famoso per la "Naturalis Historia", Dioscoride fuse il suo trattato al più antico manoscritto botanico/medico a noi pervenuto: il Codice di Anicia, citato come "Codex Vindobonensis", realizzato a Costantinopoli nel 512 d.C.

La prima edizione dei "Discorsi" di Mattioli è del 1544, ma l'opera fu realizzata senza corredo iconografico. Bisogna attendere l'edizione del 1565 per arrivare a quello che è considerato il testo che più di altri ha accompagnato la diffusione della botanica nel tempo, ed è poi rimasto elemento di confronto e riferimento sino ad oltre la metà del XVIII secolo: un volume "in folio" composto di 1459 pagine, in cui sono incluse più di 1000 xilografie, proprio come quello custodito nella Biblioteca di Biella.

Quest'opera è un importante tassello della cultura botanica, conclude Fabrizio Bottelli, e durante l'estate i visitatori del Giardino di Oropa possono contribuire al suo restauro: «tutti coloro che faranno una donazione riceveranno in cambio, come "certificato di adozione", una bellissima cartolina postale realizzata grazie al contributo dell'Erboristeria "La Luna fiorita" di Biella. Riproduce una tavola del prestigioso volume, ed è stata tirata in un limitato numero di copie esclusivamente per quest'iniziativa».

Per saperne di più:
WWF Biellese: tel. & fax 015-2523058
gb.oropa@tiscalinet.it
 

R. R.
 

--------------------------------------------------------------------------------
Questo articolo è tutelato dalla legge 633/1941 sul diritto d'autore.
Se desiderate utilizzarlo, potete richiedermi un'autorizzazione scritta



 

Mattioli, Pier Andrea (Matthiolus) 1501-1577
He was born in Siena, Italy, the son of a physician. He became a physician himself and practiced in several towns and successively to various members of the aristocracy until he died of the plague in 1577.
His principal work was Commentarii in Sex Libros Pedacii Dioscorides (1544). It was translated into many languages and appeared in 60 editions as it became the standard text on Dioscorides. It was one of the most widely read books on botany of the period. First editions alone included 32,000 copies. He traveled in Italy and Austria. Many people sent plants to him and he became "a magnet of botanical information." The Latin editions made Mattioli available to every student of botany and medicine in Europe.
 
 
 
 
 

Additional information about Pier Andrea Mattioli may be found on the Internet.
Reference to Mattioli
 



 
 

Catalog of the Scientific Community
Mattioli [Mattiolo], Pietro Andrea Gregorio [Pierandrea]

--------------------------------------------------------------------------------
Note: the creators of the Galileo Project and this catalogue cannot answer email on genealogical questions.
--------------------------------------------------------------------------------

1. Dates
Born: Siena, 12 Mar. 1501 (if it matters, Cappelletti says 14 March))
Died: Trento, Jan/Feb 1577
Dateinfo: Dates Certain
Lifespan: 76

2. Father
Occupation: Physician

His father, Francesco Mattioli, was a physician.

As always, I assume affluence.

3. Nationality
Birth: Italian
Career: Italian, Czechoslovakian, German
Death: Italian

4. Education
Schooling: Padua, M.D.

He was sent to Padua to study Greek and Latin, astronomy, geometry, philosophy, but especially law. However, he turned there to medicine. He received a degree in medicine at the University of Padua in 1523. I assume a B.A. or its equivalent.

Later he studied surgery under Gregorio Caravita at Perugia. About 1520 he moved to Rome to continue his medical study. Capparoni puts the stay in Perugia and the move to Rome after the M.D., which makes eminent sense; without being explicit about dates, Cappelletti seems to place Perugia and Rome after the M.D. in the same way. However, the DSB, on what grounds I do not know, sounds quite definite about the dates.

5. Religion
Affiliation: Catholic

6. Scientific Disciplines
Primary: Medicine, Botany, Pharmacology
Subordinate: Geography

In 1544 he published Di Pedacio Dioscoride anazarbeo libri cinque, which through revisions and expansions, made him famous. It is a practical scientific treatise intended for daily use by physicians, herbalists, and others. Cappelletti insists that the commentary on Dioscorides is also the work of a dedicated student of botany. Before this he had published De morbi gallici curandi ratione, dialogus (Bologna, 1530), a traditional examination of the origins and treatment of syphilis (in which he was either the first or one of the first to recommend mercury as a cure), and later Epistola de bulbocastaneo (Prague, 1558), another work in botany. He published as well a series of writings on various medical subjects.

In 1558 he translated Ptolemy's Geography into Italian.

7. Means of Support
Primary: Medicine, Patronage

From 1520 (1523?) to 1527 he was in Rome, where he attended the Santo Spirito Hospital and the San Giacomo Xenodochium for incurables.

From 1528 to 1539 he practiced medicine in Trentino, and was physician to Cardinal Bernardo Clesio, bishop of Trento.

After Clesio's death in 1539, he moved to Gorizia to practice medicine. By now Mattioli had gained a considerable reputation as a physician.

In 1554 he was called to Prague, where he served first at the court of Ferdinand I and then at that of Maximilian II.

In 1570 he moved to Innsbruck in the Tyrol where he lived on his estate in retirement. He died on a visit to Trento.

8. Patronage
Types: Court Official, Eccesiastic Official

During his stay in Trentino (1528-1539), he became an intimate friend, adviser, and physician to Cardinal Clesio, bishop of Trento, who developed a great esteem for him. Mattioli published an account, in poetry, of the Cardinal's palace, Il magno palazzo.

He was royal physician first at the court of Ferdinand I and then at that of Maximilian II. Ferdinand, who was an avid collector, while Archduke of Tyrol, influenced the publication of the commentary on Dioscorides. He employed illustrators to make the engravings, and later he arranged to have the work translated into Czech.

9. Technological Involvement
Types: Medical Practice, Pharmacology, Chemistry

Mattioli wrote a short treatise on the method of distillation.

10. Scientific Societies
Memberships: None

Mattioli was a friend of Ghini (with whom he exchanged plants) and of Gesner.

Stannard speaks of an extensive correspondence with other naturalists. His letters to Aldrovandi were published by Fantuzzi and Raimondi.

He also carried on acrimonious disputes with Anguillara and Lusitanus.

Sources
Giovanni Battista de Toni, "Pierandrea Mattioli," in Aldo Mieli, ed., Gli scienziati italiani dall'inizio del medio evo ai giorni nostri, 1, (Rome, 1923), 382-7. Z7407.I8S4 P.A. Saccardo, "La botanica in Italia," Memorie del Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 26 (1895), 107, and 27 (1901), 71.
Pietro Capparoni, Profili bio-bibliografici di medici e naturalisti celebri italiani dal sec. XV al sec. XVII, 2 vols. (Rome, 1925-28), 1, 45-7. In the copy I have, vol. 1 is from the second ed, (1932) and vol. 2 from the first (1928). I gather that pagination in the two editions is not identical.
Jerry Stannard, "Pietro Andrea Mattioli: Sixteenth Century Commentator on Dioscorides," Bibliographical Contributions (Univ. of Kansas Library), (Lawrence, 1969), pp. 59-81.
Dezeimeris, J.E. Ollivier and Raige-Delorme, Dictionnaire historique de la médecine ancienne et moderne, 4 vols. (Paris, 1828-39), 3, 541-3. The names, without first names or initials except for Ollivier, appear this way on volume 1; Dezeimeris alone appears on the remaining volumes.
Vincenzo Cappelletti, "Nota sulla medicina umbra del Rinascimento: Pietro Andrea Mattioli," in Atti del IV Convegno di studi umbri, (Perugia: Faculta di lettere e filosofia dell'universita degli studi, 1967), pp. 513-32. Bruce Moran, "Patronage and Institutions: Courts, Universities, and Academies in Germany; an Overview: 1550-1750, in Moran, ed. Patronage ands Institutions: Science, Technologyu, and Medicine at the European Court, 1500-1750, (Rochester, NY, 1991), pp. 169-83 (on Mattioli, pp. 174-5).

Not Available and Not Consulted
Giuseppe Fabiani, ed., La vita di Pietro Andrea Mattioli, ed. Luciano Banchi, (Siena, 1872). (I think this appeared originally in Fabiani, Memorie istoriche per servire alla vita di piu uomini illustri della Toscana, (Livorno, 1757).) D. Barduzzi, "Di Pier Andrea Mattioli Senese," Revista di storia delle scienze mediche e naturali, 13 (1922), 5-9.
H. Leclerc, "Un naturaliste irascible: P.A. Mattioli de Sienne," Janus, 31 (1927), 336-45.
 

Compiled by:
Richard S. Westfall
Department of History and Philosophy of Science
Indiana University

--------------------------------------------------------------------------------
Note: the creators of the Galileo Project and this catalogue cannot answer email on genealogical questions.
--------------------------------------------------------------------------------
 

galileo@rice.edu

Copyright ©1995 Albert Van Helden


The Works of Pedanios Dioscorides
This month's exhibit focuses on the works of Pedanios Dioscorides, the ancient Greek writer who was the father of medical botany. Born in Anazarbus in Cilicia (modern southern Turkey), Dioscorides studied medicine under Areios at Tarsus, and served as a physician and soldier in the Roman armies in the period when Nero, Caligula, and Claudius were Emperors.

His fame rests upon his pharmaceutical book, best known by its Latin title of De materia medica, which was written in Greek in about 60 A.D. As originally formulated, the work was divided into five books. The first book dealt with aromatic plants, oils, ointments, trees and shrubs; the second with animals, animal parts, milk and dairy products, cereals, and sharp herbs; the third with roots, juices, herbs, and seeds; the fourth with herbs and roots not previously mentioned; and the fifth with wines and minerals. These are sometimes accompanied by a sixth book which deals with poisons, and on rare occasions by a seventh and eighth book dealing with animal bites and venomous animals.

The work served as the cornerstone for western pharmaceutical and herbal writing for the next 1500 years and was early translated into Syriac, Arabic, and Persian as well as Latin exerting a profound influence on the development of medicine in the Near East as well as in Europe. Over the centuries of manuscript copying numerous scribal errors crept into the text. these were compounded by the tendency of European scholars and physicians to equate local plants with the Asian flora discussed in the original text to produce misidentification of numerous plants with sometimes disastrous results. With the dawn of the Renaissance in Europe scholars and physicians were finally able to put aside the unquestioning dictates imposed by the medieval concept of auctoritas and begin reexamining the work on several fronts. Initially scholarship focused on a comparison of different versions of the text to eliminate scrbal error. Later, however, scholars and physicians began looking at the plants themselves, sometimes journeying in the footsteps of Dioscorides to find the plants originally cited, other times making a more sedentary journey through the works of the numerous writers who had built the materia medica on Dioscorides' works with an eye to clarifying which plant was which, while yet others of a more daring bent conducted experiments with the plants on patients and recorded their observations.

While the first printed edition of Dioscorides dates from the late 1470's, the earliest edition at The Holden Arboretum is considerably later. Thus our display begins with the 1559 edition of Les Six Livres de la Matiere Medicinale, a French translation by a French physician named Martin Mathée based on the Latin translation of Jean Ruel and including an abridged translation of some of the commentaries of Pier Andrea Mattioli.

Much of the remainder of our exhibit is concerned with the work of Mattioli (1501-1577) who set out to be the foremost expert on the works of Dioscorides. The son of an Italian physician, Mattioli followed in his father's footsteps, obtaining a medical degree at a young age and having a successful practice in Siena, Rome, and Trent before becoming city physician to Gorizia. While conducting his medical career he also began translating and editing the works of Dioscorides. From early on he began adding commentaries to the work with his observations on the references to the plants in other writers, his own observations and opinions, and what he believed to be the relationships of the increasing corpus of newly discovered plants to those discussed by Dioscorides. His earliest published work on Dioscorides was an Italian edition of 1544, with his first Latin version that published by Valgrisi at Vienna in 1554. It was this latter edition which brought Mattioli to the attention of Emperor Ferdinand I who summoned him to Prague in 1555 to treat the illness of the Archduke Maximilian. This led to his involvement with the lucrative court trade of Vienna and Prague and his appointment as physician to Archduke Ferdinand I and Emperor Maximilian II.

Meanwhile the editions of Mattioli's publications of Dioscorides' works proliferated, although the original text of the author became increasingly hard to find due to the voluminous nature of Mattioli's commentaries on it. Editions illustrated with small woodcuts began appearing with the Italian edition of 1555 and the Latin edition of 1558. Our first Mattioli edition on display is the fourth Latin edition with the small woodcuts of the Commentarii in sex libros Pedacii Dioscoridis Anazarbei de materia medica published in 1570 by Vincent Valgrisi in Vienna.

It is followed by one of the editions most prized by collectors, the 1565 Validisi imprint which is the first to feature the large woodcuts done by Giorgio Liberale and Wolfgang Meyerpeck.

In his later years Mattioli became increasingly obsessed with being the ultimate authority on the works of Dioscorides and increasingly intolerant of anyone who had the temerity to disagree with his interpretation. One of the less well-positioned scholars who made the mistake of publicly disagreeing with Mattioli was Juan Rodriguez de Castello Branco, a Christianized Jew of Spanish extraction who was born in Portugal. Writing under the pseudonym of Amatus Lusitanus he wrote his own commentaries on Dioscorides, which publicly disagreed not only with the interpretations of Mattioli, but with some of those of Otto Brunfels, Leonhart Fuchs. and Jean Ruel as well. These culminated in his In Dioscoridis Anazarbei de materia medica Libros Quinque Enarrationes published in 1558. Mattioli responded with a scathing attack entitled Apologia adversus Amathum Lusitanum which is on view in the next work on display, the first edition of Mattioli's collected works, the Opera of 1598. The combination of Mattioli's attack and the accession of Pope Paul VI, who actively promoted a program of persecuting the Christianized Jews, combined to make Amatus a target of the Inquisition and force his flight from one place to another before finally setting in a Jewish colony in Salonica where his tenure was quickly cut short by his death of the plague contracted from one of his patients.

Slightly more fortunate was Luigi Anguillara, an Italian physician and scholar, who had worked with Luigi Ghini in the Bologna Botanical Garden before becoming the first director of the botanical garden at Padua. Anguillara, like Mattioli, was fascinated with the works of Dioscorides, but unlike Mattioli, who relied on information and plant specimens provided by travelers and correspondents, Anguillara traveled extensively in pursuit of the plants mentioned by the ancient author while also collecting and studying new plants. the results of his researches were contained in a series of letters to his patron which were eventually published in 1561 as the Semplici. Unfortunately the work contradicted some of Mattioli's views and earned him the enmity of both Mattioli and Ulisse Aldrovandi which is believed to have led to his forced resignation from his posts at Padua in the same year that his publication appeared.

Others, of course, had earlier used Dioscorides in the composition of their herbals - often, however, giving European species the names of the Asian plants cited by Dioscorides, as we have already noted. One of these authors is Otto Brunfels whose Herbarum vivae eicones is noted for its pioneer use of realistic botanical illustrations in the form of the masterful woodcuts of Hans Weiditz. While the Warren H. Corning Collection of Horticultural Classics lacks a copy of Brunfels' herbal, it does have a rarer item related to it, which is the next book on display. The In Dioscoridis historiam certissima adaptio of 1543 is a collection of just the woodcut images of plants cited by Dioscorides and their labels abstracted from Brunfels' herbal by his publisher and published as a somewhat less bulky volume which could be more easily carried into the field for plant identification.

The quest for the plants mentioned by Dioscorides was not confined to the sixteenth century. In 1786, John Sibthorp, and English physician and botanist, who had succeeded his father as Sherardian Professor of Botany at Oxford, began his quest for the plants mentioned by Dioscorides with a trip to Vienna to view the oldest surviving manuscript of Dioscorides' work, the magnificent illustrated Codex Vindobonensis. While there he met the young artist Ferdinand Bauer, whom he persuaded to accompany him on his expedition to Greece and Asia Minor the following year. They returned to Oxford together where Sibthorp worked on his notes and Bauer worked on illustrations for them. In 1794, Sibthorp set out on a second expedition to the Levant, Bauer being left behind to continue his work, when he returned in 1795 he brought back with him an unspecified disease which proved to be fatal. Sibthorp's devotion to Dioscorides was not to die with him, however, since he left his entire estate to Oxford University on the condition that they publish the results of his expedition. The task of turning Sibthorp's rough notes fell initially to Sir James Edward Smith, the purchaser of Linnaeus's library and collections and founder of the Linnean Society, who managed to get the first of the ten volumes of the Flora Graeca published in 1806, but did not live to complete the project, dying after completing part of volume seven. The remaining portion of volume seven and the final three volumes were completed by John Lindley and the last volume published in 1840. All of the volumes contained full-size engravings of the plants done by Bauer, James Sowerby, and James de Carle Sowerby after Bauer's originals.

One of the classic rare books, the Flora Graeca was initially issued by subscription at enormous expense and only somewhere between twenty and thirty copies are believed to have been produced. Approximately forty additional copies of the text leaves appear to have been printed and these were sold to H. G. Bohn who had new illustrations printed from the original plates on paper dated from 1845 to 1847 to accompany them. It is a volume from our set of this latter issue which rounds out our current display of works by and about Pedanios Dioscorides.

This is the text of the exhibit on display in the Rare Book Room of The Holden Arboretum from October 4 through November 2, 1996. The Rare Book is located at the rear of the Warren H. Corning Library in the Warren H. Corning Library and Visitors Center, 9500 Sperry Road, Kirtland Ohio 44060. The exhibit is normally on view Tuedays through Fridays from 10 AM to 4:45 PM and is admission is included in the price of admission to the grounds.

Stanley H. Johnston, Jr.
Curator of Rare Books
 
 

e-mail: Stanley177@aol.com


GLI ERBARI FIGURATI
 
 

 Erbario figurato del XV secolo "Theatrum Sanitatis" (Codice 1471 - Biblioteca Casanatense - Roma)

Lo studio della botanica nasce principalmente come attività di interesse medico legata al bisogno di dare un nome e riconoscere le erbe ad azione terapeutica, un bisogno documentato dalle opere manoscritte di numerosi autori greci e latini.

In passato per erbario si intendeva un libro nel quale venivano elencate, descritte e raffigurate le piante, soprattutto quelle dotate di proprietà medicinali.

Tra gli erbari figurati più antichi va considerata l'opera del filosofo-naturalista greco TEOFRASTO (372-287 a.C.), intitolata "Historia plantarum", nella quale egli classificò circa 500 piante dividendole in gruppi in base al diverso portamento (alberi, frutici, suffrutici, erbe) e distinguendo quelle spontanee da quelle coltivate.

A questo erbario, come riporta Plinio nel I secolo d.C., ne seguirono molti altri, purtroppo a noi mai pervenuti, di autori meno noti come Crateo e Diocle, che andarono nel tempo arricchendosi di tentativi di illustrazioni a colori.
 
 

Una pagina del codice di Dioscoride
 

L'erbario figurato "Theatrum Sanitatis" del XV secolo
 

Successivamente, nel I secolo d.C., l'erbario figurato di PEDANIO DIOSCORIDE, intitolato De Materia Medica Libri Quinque, rappresentò il miglior trattato di botanica per tutto il Medio Evo fino al Rinascimento. Le descrizioni delle piante (circa 600) sono esteriori e talora inesatte, tuttavia quest'opera si distingue dalle precedenti (come quelle di Cratevas e di Sestio Nigro) per una maggiore sistematicità e alcuni nomi di piante in esso riportati sono ancora validi come nomi di attuali generi, quali Anagallis, Anemone e Aristolochia.

L'opera di Dioscoride venne ripetutamente copiata e tradotta in molte lingue, dall'inglese al francese, al tedesco e persino all'arabo e al persiano. Tale lavoro di copiatura fu spesso eseguito con imprecisione, superficialità o libera interpretazione, dando origine nel tempo a grossolane modificazioni che spesso hanno stravolto il ritratto iconografico originario, falsando i caratteri morfologici a tal punto da rendere irriconoscibile la pianta.

L'opera originale di Dioscoride non ci è pervenuta; particolarmente noto è il codice detto Costantinopolitanus, risalente al 512 d.C, opera manoscritta con preziose illustrazioni conservata alla Nationalbibliothek di Vienna.
 

Questa modalità di studiare, descrivere e raffigurare le piante, interpretando e modificando, se non addirittura copiando, le conoscenze degli autori classici si mantenne molto a lungo, fino a buona parte del 16° secolo.

L'interesse ed il significato storico di questi erbari manoscritti, spesso su papiro o pergamena, è indiscutibilmente di eccezionale pregio.

Occorre, tuttavia, precisare che una descrizione botanica scientificamente corretta richiede l'uso di una terminologia tecnica specialistica che compare solo molto tempo dopo, con Linneo, nel 18° secolo.

Fino a quel momento le descrizioni risultano, quindi, brevi e in gran parte fondate sull'analogia, raramente a carattere naturalistico, ma il più delle volte filosofico, magico e permeate di astrologia e occultismo.

Raffigurazione botanica in un erbario manoscritto del 15° secolo (Biblioteca Universitaria di Bologna)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

E' il caso, ad esempio, di molti erbari ispirati alle teorie di PARACELSO (1451-1493) che nella sua Dottrina dei segni sosteneva che tutte le erbe nascondessero un segno occulto della loro utilità per l'uomo; così le foglie a forma di cuore avrebbero curato i disturbi cardiaci, la linfa gialla avrebbe guarito l'itterizia, ecc.

In quest'ottica, le diverse parti di una pianta venivano raffigurate con gli organi del corpo che erano in grado di curare.

Accanto a queste opere, che rappresentano per lo più un miscuglio di superstizione e pseudomedicina, ne compaiono altre di autori provvisti di una certa preparazione scientifica e di una spiccata individualità, come il tedesco BOCK, il belga DODONAEUS e l'inglese TURNER, che basarono le loro descrizioni botaniche su osservazioni personali dirette e non sui dati tramandati dai testi antichi. Avviata verso la metà del 15° secolo l'arte della stampa, compaiono, soprattutto in Germania, i primi erbari stampati (detti erbari incunaboli).
 
 

La mandragora (Mandragora officinalis) così come veniva illustrata in un erbario medievale tedesco.
 
 

Si tratta spesso di copie di manoscritti medioevali a loro volta derivati, attraverso fonti arabe o persiane, da antiche opere greche e romane.

Se da un lato le descrizioni delle piante, tranne poche eccezioni, risultano carenti ed imprecise, dall'altro le illustrazioni vengono progressivamente migliorate attraverso riproduzioni xilografiche di pregevoli dipinti e disegni di artisti.

Nel 1544, il medico-botanico senese PIER ANDREA MATTIOLI (1500-1577) pubblicò a Venezia il suo erbario figurato Commentari alla Materia Medica di Pedacio Dioscoride di Anazarbeo, nel quale sono descritte ed illustrate circa 1200 specie di piante d'uso medicinale, a completamento dell'opera del Dioscoride, con bellissime ed accurate tavole botaniche realizzate con la tecnica dell'ombreggiatura dagli artisti Wolfang Meyerbeck e Giorgio Liberale.
 
 
 
 
 

L'erbario figurato del Mattioli verrà utilizzato a lungo anche dai botanici del 17° secolo per la determinazione delle piante.

Altrettanto pregevoli, per la precisione delle illustrazioni, al punto da essere ritenuti i precursori del disegno naturalistico, sono anche gli erbari figurati dei tedeschi BRUNFELS (1488-1534) e FUCHS (1498-1554), e dell'italiano ALDROVANDI (1522-1605). Quest'ultimo, con la sua monumentale opera in 360 volumi, si può considerare uno dei massimi protagonisti del rinnovamento delle scienze naturali nel Cinquecento.
 
 
 
 
 
 
 
 

Chiesa di San Michele a Bamberga. Si noti l'Erbario a soffitto con raffigurazioni di piante molto fedeli alla realtà (XVI sec.).
 
 
 

Pagina iniziale   Cos'è un Erbario   L'evoluzione storica degli erbari   Come si prepara un erbario   L'Erbario del Dipartimento di Botanica



ERBARI RINASCIMENTALI & C.

Collegamento al sito: Herbal & Early Gardening Book, una collezione stupenda che illustra con abbondanza di immagini, l'opera dei precursori della moderna botanica. Oltre ai lavori dei botanici citati: Dodoens (1517-1587), autore del"Florum et coronariarum odoratarumque nonnullarum herbarum historia", di Gesner e del nostro geniale Pietro Andrea Mattioli (1500-1578), vi troverete il bolognese Pier Crescenzi (1233-1320) con la sua "De agricoltura vulgare" , o "Ruralia commoda", il primo manuale di agraria mai stampato nella storia occidentale (1471), il trattato di Cristobal Acosta (1515-1592) sulle spezie e le droghe orientali, il "De florum cultura", di Giovan Battista Ferrari (1584-1655) una delle più antiche guide di giardinaggio d'Europa e il "Phytobasanos" di Fabio Colonna (1565-1650), scopritore delle proprietà terapeutiche della radice della valeriana.

Una breve nota sull'opera di Pietro Andrea Mattioli si può leggere nel sito del Museo Tridentino di Storia Naturale, che cita anche Francesco Calzolari

Collegamento con l'Orto botanico di Padova, il più antico del mondo occidentale, la cui sopravvivenza oggi è in pericolo: qui troverete l'appello da firmare per garantire la continuità dello storico "giardino dei semplici", uno dei monumenti che appartengono al patrimonio culturale dell' umanità intera.

Una ghiotta curiosità in linea: la lista degli autori di opere botaniche lette da Rousseau, un autore che al fascino mondo vegetale era particolarmente sensibile (rileggetevi la descrizione del giardino di Giulia, nella "Nuova Eloisa"...)
 

--------------------------------------------------------------------------------



 

 
 

Mattioli, Pietro Andrea
1500-1577.
Petri Andreae Matthioli . . . Compendium de plantis omnibus: una cum earum iconibus, de quibus scripsit suis in commentariis in Dioscoridem editis, in eorum studiosorum commodum, atque usum: qui plantis conquirendis, ac indagandis student.

Accessit praeterea ad calcem Opusculum de itinere, quo e Verona in Baldum montem plantarum refertissimum itur. Venetiis: In Officinia Valgrisiana, 1571. First work: an abridgment of the botanical portion of Mattioli's Commentaries without the text of Dioscorides. Second work: One of the earliest local floras, describing the plants on "Monte Baldo" in Verona Italy, much visited by naturalists at the time is missing in our copy. Includes 921 woodcuts. References: Johnston, S. H. Cleveland coll. 105. Defective copy. Final 14 p. (3M5-3N4) wanting. Title page damaged, partly illegible.
 

Subjects: Botany; Medicine.

PAT-71
 
 

--------------------------------------------------------------------------------
Mathiolus, Pietro Andrea Mattioli dit / 1500-1577, L4994, médecin et commentateur de Dioscoride / Mathiolus, ? , ? (en français en 1561 et 1572)